In Chiesa un tripudio di accoglienza e di incontri, ma soprattutto il riflesso di una profonda gioia sui volti di tutti, perché venuti appositamente per associarsi alle Missionarie del Sacro Costato nella particolare ricorrenza.
Anima della mattinata è stata la Celebrazione eucaristica, presieduta da Sua Eccellenza Mons. Giuseppe Russo, Vescovo di Altamura, Gravina, Acquaviva delle Fonti, nella Concattedrale di Gravina il 1° maggio u.s.
Non precisamente, questa, la data ufficiale della chiusura, ma non meno significativa la scelta operata dalle Missionarie del Sacro Costato, perché fare memoria in questo giorno ha permesso di intrecciare il ricordo della nascita al Cielo del Fondatore e l’anniversario di Fondazione delle Figlie del Sacro Costato.
Due vite, dunque, due itinerari: uno verso il Cielo, dove a don Eustachio si sarà presentato in tutto il suo splendore il volto del Crocifisso risorto, da lui immensamente amato; l’altro, la vita della Congregazione, proiettata verso futuri sentieri tracciati dal Vangelo, illuminati dal carisma e in comunione con la Chiesa nelle diverse parti del mondo.
Anello di congiunzione di queste due realtà, appunto, la Concelebrazione eucaristica, animata dal Coro dell’Istituto Diocesano di Musica sacra di Bari, e vissuta dal popolo di Dio con sentita partecipazione.
La parola del Vescovo durante l’Omelia, poi, ha conquistato l’udito e toccato il cuore mentre con essenziali pennellate descriveva il profilo di don Eustachio. Ne stralciamo alcuni passi.
“Raramente ci si imbatte - ha esordito Mons. Russo - in una figura di credente così zelante e poliedrica insieme. Medico professionista, sensibile alla giustizia, alle questioni sociali e alla condizione dei poveri, esperto in umanità, conoscitore diretto della sofferenza, sacerdote fedele e sempre pro-attivo, missionario nel cuore e nel suo ministero, sensibile alla condizione dei presbiteri, preoccupato delle insidie della incipiente secolarizzazione, docile alle decisioni della Chiesa, fervente nel suo ministero di presbitero, di padre nella fede, amico di tanti santi sacerdoti.
Abbiamo realmente molto da imparare da figure come quella di Eustachio Montemurro, che - confesso - non conoscevo prima di ora. Abbiamo anche da essere grati a lui, alle tante figure sante, dotte, attive nella fede e nella società a vantaggio dei poveri e dei più deboli. Abbiamo da lodare sempre il Signore che non fa mai mancare alla sua Chiesa e al mondo servitori così genuini e generosi nell’edificazione del Regno, testimoni del suo amore misericordioso e fedele.
Alle sue figlie e figli, a tutti coloro che si riconoscono nella spiritualità e nel carisma di Eustachio Montemurro la mia parola di gratitudine, di incoraggiamento, di esortazione alla fedeltà generosa e feconda di bene, senza alcuna preoccupazione per le difficoltà e le insidie e - forse - i mancati riconoscimenti, confidando con determinazione nella sapienza amorosa di Dio”.
Con riferimento al Vangelo del giorno, il Vescovo ha sottolineato che ne riceviamo un importante insegnamento: “Dobbiamo prestare attenzione ed evitare il rischio di non saper riconoscere i doni di Dio, la sua presenza, il suo agire negli altri … Accade sovente, infatti, che il Signore parli a noi attraverso il fratello e noi non lo riconosciamo o non vogliamo riconoscerlo: o per leggerezza e noncuranza...
Ricordiamoci che lo Spirito parla attraverso la Chiesa, anzitutto attraverso coloro che sono investiti di responsabilità, ma può parlare anche attraverso l’ultimo dei nostri fratelli o sorelle, e noi siamo chiamati ad accogliere sempre e comunque la sua parola.
Eustachio Montemurro è stato testimone anche in questo senso, nell’aver abituato se stesso a saper riconoscere la voce di Dio, nell’essersi disposto ad accogliere la volontà di Dio manifestata in ogni modo, soprattutto attraverso l’autorità ecclesiastica. È segno di grande e autentica umiltà, ma anche di fede genuina e di grande responsabilità. Impariamo da lui e da persone come lui a fare altrettanto”.
A conclusione della Liturgia, anche la Superiora Generale Madre Angela Santoro ha espresso i sensi della più profonda gratitudine nei confronti di tutti i presenti, gli Eccellentissimi Vescovi, i Sacerdoti, le Religiose e Laici, Autorità civili e religiose, ma soprattutto verso il Vescovo e verso il Signore. Questo, in brevi citazioni, quanto ha detto:
“La nostra gratitudine verso di lei, Eccellenza, che ha accolto il nostro invito a presiedere questa Liturgia, nella quale la sua presenza non solo si è trasformata per noi in un grande gesto paterno, ma ci ha fatto e ci fa sentire più fortemente unite e vive nel cuore della Chiesa; e verso il Signore per averci fatto dono della persona del nostro amato Fondatore, figlio di questa città che lui ha tanto amato e per la quale si è intensamente prodigato per elevarne le sorti sociali e religiose.
Eccellenza, - ha continuato - se siamo qui, lo dobbiamo a don Eustachio che ha saputo affrontare umiliazioni e sofferenze per dare vita alle sue opere, la cui storia è un intreccio di umano e di divino, di elevatezza e di cadute, di gloria e di umiltà.
Oggi, però, è di obbligo parlare soprattutto di lui, mettere in luce la sua figura e la sua generosità nella consegna totale di se stesso al Signore e alla sua divina volontà, del suo incondizionato servizio ai fratelli, specie ai più poveri e bisognosi.
Parlare, appunto della sua figura che, con le tante sfaccettature, diventa sempre più luminosa ai nostri occhi e può sicuramente risultare di esempio agli educatori, ai medici, ai politici, alla classe dirigente e a quanti, nella sequela di Cristo, si fanno compagni di cammino, amici e padri di tanti fratelli.
Vi emerge il profilo di un uomo energico, pieno di vitalità, capace di spendere la propria esistenza per il bene e le necessità altrui, non temendo il rischio personale, perché sostenuta e integrata da una sincera conoscenza di sé e da una fiducia che affondava le radici unicamente in Dio, come attestano i suoi scritti. Un uomo di grande disponibilità al Signore, scegliendo di fare della volontà di Dio il mezzo della propria santificazione.
A conclusione di questa Liturgia ci portiamo in cuore la speranza che la celebrazione di questo evento possa offrire, a quanti già hanno sentito parlare del Montemurro, l’occasione per cogliere la profondità del suo animo, a coloro, che ne ignorano l’esistenza, la gioia di apprezzarne la personalità e l’opera, e per tutti possa essere un richiamo a maggiormente seguire gli insegnamenti di Cristo”.
La preghiera per impetrare da Dio la Canonizzazione di don Eustachio, recitata coralmente dal Vescovo e da tutti i presenti, ha chiuso la celebrazione. Non è mancata la foto a ricordo dell’evento, prima con i Vescovi. Mons. Giuseppe Russo, Mons. Mario Paciello Vescovo Emerito e Mons. Rocco Talucci, Arcivescovo Emerito, e poi con tutti i celebranti.
Al termine di tutto e mentre il Coro elevava a Dio un canto di lode, tutti i presenti vi si univano con cuore pervaso di gioia e di riconoscenza al Signore.
ADP
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